Dicono che sono una cattiva ragazza, che non ci si può fidare di me e forse hanno ragione. Nella mia vita ho camminato spesso sul filo del rasoio ed è inutile negarlo: mi è piaciuto. Il brivido, l’eccitazione, il pericolo, sono cose che mi mantengono viva.

Mi chiamano Gatta Nera e mi piace sfidare la fortuna.

 

 

https://www.comicus.it/marvelit/images/loghi_storie/Ragnonero_lg.gif

 

#24

 

Artigli

(Parte Terza)

 

Di Carlo Monni

(con tanti ringraziamenti e scuse a Yuri N. A. Lucia)

 

 

1.

 

 

            Pensavo di volere la vendetta, ma alla fine ha avuto un sapore amaro. Ho molto su cui riflettere adesso e forse è il momento di pensare a che tipo di persona deve essere l’avventuriera in costume che si fa chiamare Gatta Nera. Che futuro mi attende? E dovrò affrontarlo da sola? Lo scoprirò presto.

 

            Il sole che filtra dalle veneziane colpisce il volto dell’uomo chiamato Abel Fitzpatrick svegliandolo. Come ogni volta, i sogni della notte precedente sembrano solo ricordi lontani che svaniscono quando lui si sveglia completamente. Un tempo non troppo lontano si sarebbe detto che uno come lui non poteva permettersi il lusso di sognare, che i sogni erano per i veri esseri umani, non per i cloni, ma questo era prima… prima di venire a patti con se stesso, prima di credere che ci potesse essere una speranza di redenzione per lui. Ma davvero i suoi peccati possono essere perdonati e il sangue sulle sue mani essere lavato per sempre? Vuole disperatamente crederci, ma non riesce a farlo completamente.

Guarda il viso nello specchio del bagno e pensa ai suoi gemelli genetici, Peter e Ben: si interrogano mai sulla loro esistenza, sulle loro scelte? Che domande: certo che lo fanno. È tipico di Peter Parker portare sulle spalle il fardello dei sensi di colpa e lui e Ben Reilly possono essersi scelti nomi diversi ed aver modificato l’apparenza dei loro volti, come lui che porta una corta barba, ma non possono cancellare il semplice fatto che sono i cloni di Peter Parker e da lui hanno preso molto di più che lo stesso DNA. Abel ha passato quasi tutta la sua breve esistenza a tentare di negare questo fatto, ma non è servito a niente e non ha bisogno di parlare con Ben per sapere che per lui è stata la stessa cosa. Peter Parker ha usato i poteri dell’Uomo Ragno per aiutare il prossimo sperando di riscattare gli errori veri o presunti che aveva commesso… loro hanno provato a non farlo, ma alla fine… alla fine hanno scoperto di non avere scelta.

Guarda ancora il suo volto nello specchio e per un attimo gli sembra di vedere la faccia devastata e lo sguardo spiritato dell’assassino chiamato Kaine, l’uomo che era un tempo, una vita che ha rinnegato in favore di quella attuale,

Si tuffa sotto la doccia sperando di lavar via i dubbi e le paure ma sa che non funzionerà.

Uscito dalla doccia Abel apre l’armadio ed il suo sguardo cade sul costume nero con l’enorme ragno bianco intessuto sul petto. Istintivamente ne sfiora la stoffa, Zio Ben (non è veramente suo zio, ma per lui lo sarà sempre) diceva che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Ora lo so anch’io, zio Ben, pensa Abel, ne saresti felice? Vorrei tanto sperarlo.

 

Sam Gerard è uno dei migliori uomini dell’U.S. Marshal Service, forse il migliore della divisione ricerca latitanti. Dicono che non molli mai una preda.

Negli ultimi tempi è giunto alla conclusione che qualcuno ha cercato deliberatamente di convincerlo che l’assassino di nome Kaine è ancora vivo ed è l’autore di una recente catena di omicidi. Il problema è che nessuno degli omicidi segue il modus operandi di Kaine ed in nessuna delle vittime c’è il suo famigerato marchio, quella specie di ustione reticolare che lui lasciava sulle sue vittime.

A Sam Gerard non piace essere preso in giro e qualcuno dovrà pagare per il tempo che gli sta facendo perdere. Si alza dalla scrivania e si dirige verso il corridoio:

 

 

2.

 

 

            Quando Felicia Hardy entra negli uffici della sua agenzia investigativa non è particolarmente sorpresa di trovare Abel Fitzpatrick addormentato alla scrivania. Sicuramente ha passato la notte in una delle sue abituali ronde anticrimine e dopo un po’ che è arrivato in ufficio ha ceduto alla stanchezza. L’unica altra persona che Felicia abbia conosciuto con una dedizione così totale alla sua missione è Peter Parker, ma Abel lo supera sfiorando quasi l’ossessione. Per quanto lei ne sappia, fuori dell’orario di lavoro non ha praticamente una vita sociale. C’era quella Patricia Everett, ma dopo che è stata uccisa,[1] Abel si è rinchiuso in se stesso, dedicandosi quasi esclusivamente alla caccia dell’ignoto assassino della ragazza. Per un po’ Felicia ha anche temuto che lui fosse sul punto di regredire alla spietata personalità di Kaine, ma per fortuna non è avvenuto… ancora.

            Con tenerezza Felicia passa una mano sui suoi capelli e quel gesto basta a risvegliare Abel, che le afferra il polso.

-Oh, sei tu?- esclama –Scusa.-

-Scuse accettate.- Felicia pose le mani sulle spalle di Abel –Sei teso come una corda di violino, dovresti imparare a rilassarti.-

-Non credo di essere mai riuscito ad imparare come si fa.-

-Mi sa che dovrò insegnartelo io, allora… e credo anche di sapere come.-

-Quando usi quel tono di voce, ho sempre la sensazione che il mio senso di ragno dovrebbe pizzicare al massimo. Cosa hai in mente?-

-Vedrai, vedrai.- replica Felicia con un sorriso sibillino

 

            Il Detective Connor Trevane dell’Ufficio Crimine Organizzato del Dipartimento di Polizia di New York  ascolta con interesse quello che ha da dirgli Sam Gerard:

-Non è stato Kaine.- dice quest’ultimo con sicurezza –Ma qualcuno voleva che lo credessimo.-

-Ci ero arrivato già da un pezzo.- replica Trevane –Questo vuol dire che consideri chiusa la caccia e te ne torni a casa?- chiede.

-Niente affatto… qualcuno ha voluto farmi passare per fesso ed è una cosa che non sopporto, quindi continuo le indagini finché non lo avrò stanato.-

-E quindi…?-

-Quindi uniamo le forze… so che non sono simpatico al tuo capo, ma entrambi vogliamo inchiodare quel figlio di buona donna chiunque sia ed io sono convinto che ha un legame con Kaine. Dobbiamo solo scoprire quale.

            Non sarà affatto facile, pensa Trevane,

 

            In un altro luogo l’uomo di cui stanno discutendo Gerard e Trevane si aggira in un laboratorio abbandonato. Indossa una variante del costume dell’Uomo Ragno con i colori invertiti. Se i suoi occhi protetti da lenti a specchio potessero essere visti vi si potrebbe vedere un lampo di follia.

-Ah, sì, mio caro Professor Warren.- dice parlando da solo –Finora mi sono solo divertito a tormentare Kaine, ma presto lo distruggerò e dopo passerò anche agli altri “fratelli”, penso che lascerò Peter Parker per ultimo… o forse dovrei sbarazzarmi di lui prima di partire per San Francisco a sistemare Reilly… ci devo ancora pensare… pensare molto bene.-

            Ride mentre pronuncia queste parole e mentre il suo costume muta fino ad assumere la forma di abiti comuni. Pochi minuti dopo, attraversata una porta segreta si ritrova in un vicolo e da lì si confonde tra la folla.

 

 

3.

 

 

            Abel Fitzpatrick si chiede per l’ennesima volta come abbia potuto farsi convincere a venire in questo posto dove si sente un pesce fuor d’acqua.

-Rilassati.- gli sta dicendo Felicia inguainata in un vestito estremamente sexy che mette bene in mostra le sue forme –Solo i VIP tra i VIP sono invitati ai party di Sterling Stuyvesant ed i suoi party sono leggendari!

-E tu come hai fatto ad avere l’invito?-

            -Oh non è stato difficile in fondo. Conosco Stuy, è un vero gattino se si sa come prenderlo… e poi mi è anche molto grato perché qualche anno fa ho recuperato per lui un prezioso collier appartenuto a sua nonna, un ricordo di famiglia che gli era stato rubato.-

-Ah… ed è stato difficile recuperarlo?-

-Per nulla,- risponde Felicia facendogli l’occhiolino –Sapevo benissimo dove trovarlo… dopotutto l’avevo rubato io… ma questo è meglio non dirlo a Stuy.-

            Abel non riesce a trattenere una risata.

-Felicia sei impagabile.-

-Beh, che vuoi… una ragazza sola deve pur arrangiarsi in qualche modo. Oh eccolo. Dobbiamo salutarlo. Mi raccomando, sii discreto.-

-Sarò muto come un pesce.-

            Quello che si avvicina loro è un uomo sui trent’anni dai capelli neri che indossa uno smoking con giacca bianca.

-Felicia, sei stupenda come sempre.-

-E tu sei il solito adulatore, Stuy.-

-Non mi presenti il tuo accompagnatore?-

-Certo: lui è Abel Fitzpatrick, il mio socio.-

            Socio? Pensa Abel, questa è nuova. Stringe la mano di Sterling Stuyvesant e mormora qualche frase di circostanza, poi mentre Felicia scambia battute con il suo ospite ed un bel po’ di altri maschi in sala, sciamati come api sul miele, si defila.

            Si chiede quanto del suo stato d’animo sia dovuto al Peter Parker che c’è in lui e quanto ai suoi trascorsi come Kaine. Sono entrambe cose che dovrebbe aver superato, ma non sempre le cose sono così semplici.

-Si annoia anche lei?-

La voce della ragazza lo coglie del tutto di sorpresa. Abel si gira per vedere una giovane donna dai capelli neri e fluenti che abbozza un sorriso.

            È quasi tentato di ribattere bruscamente e andarsene, ma all’ultimo momento ci ripensa.

-A dire il vero…- risponde -... è che mi trovo a disagio qui, non è il mio ambiente.-

-Davvero? E quale sarebbe il suo ambiente? Mi scusi, sono troppo curiosa e non mi sono nemmeno presentata: Sally Weston.-

-… Abel Fitzpatrick.-

-Ah, di origine irlandese?-

-Più o meno.- Abel alza le spalle con noncuranza. Non è proprio il caso di spiegare alla ragazza che il cognome che porta l’ha preso alla madre di Peter Parker –Lei invece… viene dal New England, anche se nel suo accento c’è traccia di qualcos’altro…California, giusto?-

-Ci ha preso. Ho vissuto in California per anni ma a quanto pare, se puoi portare la ragazza via dal Massachusetts, non puoi portare il Massachusetts via dalla ragazza.-

Ridacchia nervosa e Abel si chiede se non abbia bevuto troppo. –Faccio il produttore televisivo e sono qui per un contratto… la mia rete mi ha procurato un invito per stasera, ma non conosco nessuno…. a parte te adesso… Ah tranquillo, non ci sto provando con te Abel… non che non ne varrebbe la pena però.-

-Grazie… credo.-

            Con gentilezza le toglie il bicchiere di mano e la porta verso una sedia.

-Cosa fai a New York?- le chiede mentre con fermezza la mette a sedere.

Lei indica un giovane biondo in smoking con il papillon allentato che sta in un angolo con un bicchiere in mano e l’aria annoiata.

.-Quel bel fusto laggiù è Bob Diamond, l’attore, l’hai mai sentito nominare? Era molto famoso qualche anno fa. Vorremmo che fosse la star della nostra nuova serie, ma non si è mostrato molto interessato. È ricco , bello, le donne gli cadono ai piedi e lui preferisce passare le sue serate e i weekend ad insegnare arti marziali in una squallida palestra del Bronx, ci crederesti?-

-Si, Sally, ci credo.- risponde, quieto Abel. Le memorie che condivide con Peter Parker e Ben Reilly gli permettono di riconoscere in Bob Diamond uno dei Figli della Tigre. Ora, però ha altro a cui pensare: Sally Weston lo preoccupa. L’atteggiamento, le pupille dilatate, il modo di parlare… non ha solo bevuto, ha anche preso altro: cocaina e forse stimolanti. Abel sospira mentre prende una decisione.

-Aspetta qui, non muoverti.- dice a Sally e si allontana cercando Felicia e quando la trova, la raggiunge.

-Devo andare.- le dice.

-Hai fatto conquiste?- ribatte lei con evidente sarcasmo.

-Non scherzare. Temo che quella ragazza non arriverebbe sana a casa se non l’accompagno.-

-Sindrome da Buon Samaritano? Guardati intorno: sai quanta gente c’è qui dentro che ha esagerato con alcool e qualcos’altro?-

-Si comincia sempre con uno.- replica Abel.

            Felicia scuote la testa, scettica.

 

            Il suo nome di battaglia significa Gatto Nero e sotto i suoi lineamenti delicati, quasi femminei, si cela un cuore di pietra. Questo è quello che dicono di lui, ma è da qualche tempo ormai che lui non è più sicuro che sia vero.

            Di una cosa Kuro Neko è sicuro, però: non ha più intenzione di scappare, affronterà il suo destino qualunque esso sia.

Improvvisamente sul suo viso si forma un sorriso. Non si volta nemmeno mentre si copre il volto con la maschera, ma si limita a dire, con voce tranquilla:

-Sapevo che saresti venuto, prima  poi e ti stavo aspettando… fratello.-

 

            Felicia Hardy non lo ammetterebbe mai, ma è seccata con Abel per essersene andato con quella sciacquetta, dopo tutto quello che aveva fatto per farlo venire sin lì. Razionalmente capisce perché si è comportato in quel modo, ma emozionalmente… no, non è gelosa: lei e Abel: non sono una coppia quindi non ha alcun motivo di essere gelosa, giusto?

            Si allontana dalla folla e si rifugia sulla terrazza. Il panorama è mozzafiato. Se non avesse lasciato a casa il costume da Gatta Nera, avrebbe la tentazione di gettarsi nel vuoto e poi spenzolarsi tra i grattacieli sorretta dal suo cavo da polso.

-Stanca della festa?-

            Il giovane biondo e con gli occhi azzurri le rivolge un ampio sorriso e Felicia risponde istintivamente sorridendo a sua volta,.

-Può darsi.- risponde.

-Bene, perché per me è così. Oh che sbadato, io sono…-

-Lo so chi sei: Robert Diamond, attore di grido e ninja a tempo perso,… o è il contrario?

-A volte me lo chiedo anch’io. Comunque più che a un ninja andrei paragonato ad un monaco Shaolin.-

-Non hai molto l’aria del monaco.-

-No, suppongo di no. Ah, anch’io so chi sei: Felicia Hardy, alias la Gatta Nera, ex ladra ed oggi investigatrice da piani alti.-

-In effetti costo più di Sam Spade ed in genere non mi occupo di mariti traditi… o traditori.-

-Ottimo. Ora che abbiamo capito che sappiamo chi siamo, che ne diresti di filarcela all’Inglese insieme?-

            Perché no? In fondo non deve niente a Kaine  Abel o comunque voglia farsi chiamare e lui non ha avuto scrupoli a piantarla per fare da cavalier servente ad una sconosciuta.

-Cosa proponi?- chiede Felicia ammiccando.

-A casa mia ho una collezione di stampe cinesi che potrebbe piacerti.- risponde Bob.

-Una brava ragazza non dovrebbe accettare un invito simile da uno con la tua fama, Mr. Diamond... ma io non sono una brava ragazza.-

            Lo prende sottobraccio ed insieme si avviano agli ascensori.

-Giri sempre in Ferrari?- chiede Felicia al suo accompagnatore.

-Ahimè, no. Con questa crisi era divenuta troppo costosa, l’ho venduta ed ho ripiegato su una Porsche 911. -

-Andrà benissimo.-

 

 

4.

 

 

            Il taxi li porta ad un grattacielo nell’East Side. In un momento di lucidità Sally Weston gli ha spiegato che qui c’è un appartamento che il suo network ha riservato ai dirigenti in visita. Meno costoso che pagare ogni volta una suite in qualche hotel, presume Abel, ma in fondo la cosa non lo riguarda.

            Il portiere con tanto di divisa gallonata non sembra sorpreso di vedere Sally arrivare con uno sconosciuto. Abel non sa da quanto la ragazza sia a New York e nemmeno se sia normale per lei portarsi in casa un uomo diverso ogni sera, ma non fa fatica ad immaginare che certe scene siano comunque normali per il portiere.

-Ti dico che sto benissimo.- ripete Sally mentre Abel l’accompagna all’ascensore.

-Si certo.- replica Abel sostenendola per un braccio. È sempre più sicuro che la ragazza abbia preso qualcosa, anfetamine forse, e che l’aver bevuto non le abbia giovato, ma almeno l’aria fresca sembra averle fatto bene.

            L’ascensore arriva al piano e Abel accompagna la ragazza fino alla porta del suo appartamento. Sally fruga nella borsetta in cerca delle chiavi e le trova solo alcuni tentativi. A questo punto prova ad infilarle nella toppa fallendo un paio di volte. Abel gliele toglie di mano e riesce ad aprire. Sally fa un paio di passi oltre la soglia disattiva l’allarme e accende le luci poi dice:

-Grazie per…-

Non termina la frase, si porta la mano alla bocca e corre verso il bagno. Abel rimane vicino alla porta mentre sente provenire dal bagno gli inequivocabili rumori dei conati di vomito, poi Sally esce un po’ pallida e malferma.

-Ora credo di stare meglio.- dice, poi sviene e cadrebbe a terra se Abel non l’afferrasse prontamente.

            E adesso che faccio? Si chiede: la cosa si sta facendo sempre più imbarazzante.  Ecco cosa ci si guadagna a fare i buoni samaritani.

            Solleva la ragazza tra le braccia e la porta sino alla vicina camera adagiandola con delicatezza sul letto matrimoniale. Si guarda intorno. Chiunque abbia provveduto ad arredare l’appartamento aveva un discreto gusto. Certo, in un posto destinato ad essere occupato solo per poco tempo ogni volta non ci sono molti tocchi personali… tranne una foto sul comodino: Sally con un’altra ragazza bionda, giovani e sorridenti, pronte a sfidare la vita. Quanti anni sono passati da quella foto? Anche fossero pochi potrebbero essere sembrati un’eternità per entrambe, lui o sa bene. In genere la gente si porta dietro le foto delle persone care. Una sorella o magari un’amante, quindi? E perché ora lui si fa tante domande? La risposta gli giunge inaspettata: lui conosce la bionda. O lui o Peter, con cui condivide i ricordi, l’hanno già incontrata, ne è quasi certo, ma chi è? Non riesce a ricordalo, forse se guarda meglio la foto. Sta per prenderla in mano, quando sente Sally lamentarsi: la ragazza si è ripresa.

-Sei ancora qui?- chiede vedendolo seduto sul bordo del letto.

-Non potevo andarmene senza essere sicuro che tu stessi bene.- risponde Abel.

-Un cavaliere in scintillante armatura. Molto raro di questi tempi…. Grazie.-

-Vuoi che chiami un dottore?-

-No… no, sto bene adesso.-

-Uhm… se lo dici tu…- borbotta lui scettico.

-Vuoi... vuoi restare qui, stanotte?-

            Abel scuote la testa.

-Grazie, ma temo che non sia una buona idea né per te, né per me… credimi.-

            Abel fa per uscire, poi si ferma di colpo sulla porta e si volge verso Sally.

-La ragazza nella foto con te... chi è?-

            Sally si volta verso la foto e c’è emozione nella sua voce quando risponde:

-Un’amica… adesso è morta.-

            Abel non chiede altro ed esce silenzioso. Il ricordo dei morti è una cosa che accompagna anche lui praticamente dalla sua nascita: zio Ben, Gwen Stacy, Louise Kennedy e ora Patricia Everett sono tutte ferite aperte nel suo animo e alimentano il suo senso di colpa.

            Ci sta ancora pensando mentre l’ascensore scende, poi accade… comincia con un leggero pizzicore alla base del cranio per poi diventare un dolore acuto mentre le immagini passano davanti ai suoi occhi come quelle di un film in cui si sia premuto il tasto fast forward.

            C’è qualcuno nella stanza di Sally Weston, un uomo che non riesce a vedere bene, la solleva dal letto mentre lei manda un gemito, poi la scaglia con forza contro la vetrata che s’infrange e Sally cade nel vuoto gridando.

            Com’era arrivato il flash precognitivo se n’è andato. Abel convive con questa bizzarra evoluzione del senso di ragno da anni ed anche se ormai accade sempre più di rado, lui sa che non è da sottovalutare: Sally Weston è in pericolo e lui deve agire subito. Ferma l’ascensore e preme il pulsante del piano di Sally, nel frattempo tira fuori dalla tasca interna della giacca i lanciaragnatele e se li fissa ai polsi. Non c’è tempo per togliersi i vestiti e mettersi in costume, ogni minuto potrebbe essere prezioso e al diavolo l’identità segreta.

            Uscito dall’ascensore copre in pochi balzi lo spazio che lo separa dall’appartamento di Sally. Non si preoccupa della porta chiusa, basta poco per aprirla ad uno della sua forza. È davanti alla porta della camera da letto quando sente il rumore di vetri infranti e l’urlo di Sally.

Piomba nella stanza e senza guardarsi intorno corre con tutta la velocità che gli è possibile verso l’ampia finestra che supera al volo.

            Sally sta cadendo, non sa se può raggiungerla in tempo, ma deve provarci. Deve stare attento se non vuole ucciderla lui stesso, il ricordo di Gwen Stacy è fin troppo vivido per lui, per questo non prova ad afferrarla alle gambe con la tela, ma può provare a tessere sotto di lei un materassino di ragnatela. È azzardato, non sa se può funzionare, ma è l’unica possibilità che gli viene in mente.

            Pensiero ed azione avvengono in mere frazioni di secondo. Sally è avvolta da una specie di rete da pesca, ma continua a cadere. I piedi di Abel sono riusciti ad aderire ad un muro ed ora lui sta tendando di fermare la caduta. I muscoli gli dolgono, ha la sensazione che le braccia stiano uscendo dalle articolazioni, ma ce la fa. Ora deve tirarla su

            Sally sembra svenuta, ma è viva. Tenendola ben stretta Abel risale sino all’appartamento. È vuoto, ovviamente. L’aggressore di Sally doveva essere ancora lì quando lui è arrivato, ma ormai se n’è andato. Non importa, lo ritroverà prima o poi, dovesse dargli la caccia per l’eternità.

            Recupera le scarpe di cui si era sbarazzato entrando e sta meditando su cosa fare adesso, quando sente le sirene della Polizia,

 

            L’uomo è confuso tra la folla e nessuno bada a lui. Tutti gli occhi sono puntati sui poliziotti ed i paramedici. La ragazza sembra star bene, ma la trasportano in ospedale per accertamenti. È stata fortunata e Kaine è stato bravo, sarà fiero di sé.

            Presto io e te avremo il nostro confronto, pensa l’uomo, molto presto, fratello.

 

             Felicia è la prima a svegliarsi e guarda Bob Diamond ancora addormentato. Si chiede se dovrebbe svegliarlo, ma poi pensa che è giusto che si riposi ancora un po’ dopo gli eccessi della notte appena passata.

            Si alza dal letto senza curarsi di essere nuda. Dopotutto sono soli in casa e ormai Bob conosce tutto quel che c’è da conoscere della sua anatomia e lei di quella di lui.

            Felicia sorride soddisfatta mentre a piedi nudi cerca il bagno . Più tardi, mentre l’acqua della doccia le scivola sulla schiena, si chiede che ne è di Abel e della sua damigella in pericolo. Non dovrebbe pensare a lui, lo sa, non nel modo in cui lo sta facendo adesso, ma non riesce a farne a meno e la cosa la irrita.

            Quando rientra in camera, con un asciugamano a ricoprila a malapena, Bob si è già svegliato ed è seduto sul bordo del letto ad ascoltare il notiziario locale di mezzogiorno.

<<… è stata gettata dal trentesimo piano e sarebbe morta senza l’intervento dell’Uomo Ragno. Non si hanno indizi sul colpevole o sul perché del gesto. La polizia starebbe ricercando uno sconosciuto che era in compagnia della Weston poco prima del fatto. Il detective incaricato del caso non…>>

            Felicia non sta ascoltando: ha riconosciuto la donna la cui foto è mostrata sullo schermo come quella con cui era andato via Abel. Può escludere che sia stato lui a tentare di ucciderla; piuttosto è praticamente certa che sia stato lui a salvarla. A quanto pare, i guai non smettono di cercarlo.

-Sembra proprio che i pazzoidi continuino a non mancare in questa città.- commenta Diamond.

-Puoi dirlo forte.- è la replica di Felicia.

 

 

5.

 

            Poche ore prima. Come al solito il tenente Terenzio Oliver Rucker è il primo ad arrivare negli uffici dell’Ufficio Controllo Crimine Organizzato nel palazzo noto come Police Plaza Uno. Chi lo vedesse oggi, con quella sia faccia da Jerry Lewis triste, l’impermeabile che farebbe sembrare quello del Tenente Colombo un capo all’ultima  moda e l’abito che sembra che ci abbia dormito dentro (ed è tutt’altro che da escludere) potrebbe tendere a sottovalutarlo e sbaglierebbe, perché Rucker è ancor oggi uno dei miglior detective del Dipartimento di Polizia di New York.

Attraversa la sala agenti ancora vuota e si dirige al suo cubicolo. Strano, pensa, le veneziane sulla porta sono abbassate, avrebbe giurato di averle lasciate alzate quando se n’era andato la sera prima. Starà invecchiando.

-Ciao Terenzio, ben arrivato, è un po’ che ti sto aspettando.,

            Seduto alla scrivania di Rucker c’è Ragno Nero, con le gambe allungate sul ripiano.

-Kaine!- esclama Terenzio –Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?-

-Primo: non chiamarmi Kaine. Con tutta la fatica che ho fatto a farlo “morire” non voglio che tu rovini tutto con una parola di troppo. Su come ho fatto ad entrare… un illusionista non rivela mai i suoi segreti. Quanto a ciò che voglio… hai sentito del tentato omicidio di quella produttrice televisiva?-

-Se dovessi tenermi aggiornato su tutti i crimini di questa città, non avrei il tempo di fare il mio lavoro.- replica Rucker chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle –Quindi, a meno che non si dimostri che a tentare di uccidere questa tizia è stato un mafioso, farai meglio a fare i tuoi trucchi coi detective del distretto competente.-

-Sono convinto che a tentare di uccidere Sally Weston sia stato lo stesso che ha ucciso Patricia Everett e quello è un vostro caso, giusto? Volevo dare un’occhiata al suo dossier per vedere se c’era qualche elemento che mi permettesse di capire come facesse l’assassino a sapere chi ero… e chi sono.-

-E hai trovato niente? –

-E come avrei potuto Terenzio? Avrei dovuto sapere che la password de tuo computer è il nome di tuo figlio e poi copiare il tutto su una chiavetta USB. Mi ci vedi?-

-Fuori di qui, buffone,-

-Mi confondi con mio “fratello”, io sono quello cupo, ricordi? E quanto lo sia, se ne accorgerà il nostro assassino quando lo avrò tra le mani.-

-Ascolta Ka… Ragno … se prenderai la giustizia nelle tue mani, io sarò costretto a…-

-Tu farai quel che devi, Terenzio e io pure.-

-Ehi tenente, con chi parli?- La voce echeggia dalla sala agenti. Qualcuno è finalmente arrivato.

            Rucker si volta verso la porta e risponde:

-Ero al telefono, Trevane. Bada ai fatti tuoi.-

            Quando si volta Ragno Nero è scomparso,.

-Odio quando lo fanno.- commenta.

 

            Felicia Hardy non riesce a stare ferma. Non lo ammetterebbe mai apertamente, ma è preoccupata: questa catena di morti e di attentati che perseguita Abel da un po’ di tempo non può essere casuale. Qualcuno conosce il segreto di Abel: sa che lui era il killer chiamato Kaine e quasi certamente sa che è il Ragno Nero. Non solo: deve sapere molto di più. Il fatto che abbia messo a Patricia Everett una parrucca bionda, o gettato quella Weston dall’alto sono indizi che chiunque sia quest’assassino sa cosa significa Gwen Stacy per Abel… di più… , sa che è un clone di Peter Parker. Chi può essere? Lo Sciacallo come pensa Abel o qualcun altro? Maledizione… che Abel lo voglia o no, lei lo aiuterà. Glielo deve, ma soprattutto lo deve a se stessa.

 

            Abel Fitzpatrick odia gli ospedali. Non sa dire perché. Forse la cosa è legata ad una qualche forma di memoria genetica, il ricordo di una nascita in provetta o forse è il pensiero della sofferenza e della morte che è associata a quei luoghi, anche se la sofferenza e la morte sono sempre state sue compagne fin da quando riesce a ricordare.

            Trovare Sally Weston non è troppo difficile: l’infermiera di turno quasi non fa domande ed accetta facilmente la sua versione quando dice che è un amico ed in questi tempi di paranoia istituzionalizzata è un caso raro.

            Quando arriva alla stanza, Sally è sdraiata con degli aghi alle braccia che la collegano a delle flebo. Abel si affaccia un po’ titubante, atteggiamento insolito per lui.

-Miss Weston… Sally … non disturbo, spero.-

            La ragazza volge la testa verso di lui e per un lungo istante sembra non riconoscerlo, poi un lampo di comprensione...

-Chi…?... Oh Andy… no… Abel… sì… Abel.-

-Abel Fitzpatrick… temevo non ti ricordassi di me. Non eri molto in forma quando ci siamo conosciuti e con quello che è successo dopo… sei rimasta ferita?-

-Beh mi sono solo rotta qualche costola in realtà. Poteva andar peggio. Dicono che mi ha salvato l’Uomo Ragno ma io non ricordo nulla.-

-Credo sia comprensibile…. Non stavi molto bene e poi lo shock…-

-Di' pure che ero fatta di anfetamine e ubriaca. Se mi hanno trattenuto qui, non è per le costole ma perché mi hanno fatto una lavanda gastrica e poi vogliono vedere come va dopo.-

-Forse non sono affari miei, ma… non dovresti prendere quelle cose.-

-Non farmi prediche. Mi servono. Non hai idea di quanto sia lo stress del mio lavoro, senza le pillole non riuscirei a reggere il ritmo. D’accordo, ieri ho forse esagerato con l’alcool, ma sono sempre in grado di gestire la cosa.-

            No che non lo sei, pensa Abel, il solo fatto che lo dici lo dimostra. Dovresti chiedere aiuto… ma in fondo a me che importa? Se vuoi suicidarti, fai pure, perché dovrei curarmene? Sono troppi i mali del Mondo ed io non posso pensare di poterli risolvere tutti, quindi perché dovrei provarci? Ok Zio Ben… non devi ripetermelo un’altra volta, lo so… lo so fin troppo bene.

 

 

6.

 

            Quando calano le tenebre sulla Grande Mela sembra risvegliarsi un altro mondo e i confini tra bene e male, tra giusto ed ingiusto si fanno sempre più sfumati sino ad annullarsi del tutto. Nelle tenebre Ragno Nero si trova a suo agio, forse perché nel buio nessuno può vedere l’oscurità della sua anima.

            Non c’è un motivo preciso perché sia venuto qui, nell’ospedale dov’è ricoverata Sally Weston, se non uno strano istinto che gli dice che il misterioso assassino tornerà a finire il lavoro. Non è stata esattamente una delle sue premonizioni, ma ci si avvicinava abbastanza. Qualunque cosa fosse, lui ha deciso di darle retta ed ora è appollaiato sopra la finestra della camera di Sally, simile ad un bizzarro doccione vivente e aspetta.

            All’improvviso un grido di donna lacera l’aria.

 

            La Gatta Nera atterra delicatamente e silenziosamente sul tetto dell’ospedale. Ragno Nero si sarebbe opposto a che lei lo seguisse e così non gliel’ha detto. Queste faccende da supereroi non sono esattamente da lei: se si risapesse in giro che a tempo perso compie buone azioni, che ne sarebbe della sua reputazione di cattiva ragazza? Sorride, è un bene che abbia voglia di scherzare, dopotutto, così non penserà troppo a quello che sta facendo. Deve essere pazza o incosciente per rischiare la vita per proteggere qualcuno che nemmeno conosce e a pensarci bene è proprio quello che è.

-Guarda guarda chi c’è qui… una bella gattina smarrita su un tetto che scotta.-

            Quella voce… cosa fa alle sue spalle? Come c’è arrivato? Felicia si volta di scatto e spalanca la bocca.

-Tu… Tu non…-

 

            Viene verso di me prima che possa fare qualcosa e mi afferra con mani troppo forti per me. Tra la mia sorpresa e la sua forza non riesco a resistergli. Mi solleva e mi scaraventa oltre il bordo del tetto nel vuoto sottostante. Mentre comincio a cadere sento la sua voce che dice:

-Non lo sapevi che la curiosità ha ucciso… la Gatta Nera?-

            È una voce che conosco bene ma che non può appartenere all’uomo che mi ha appena assalita: è la voce di Abel, la voce di Peter Parker.

            È a questo punto che mi rendo conto che sto urlando.

EPILOGO

 

 

Dicono che mentre stai per morire vedi passarti davanti tutta la tua vita in un lampo. Vorrei sapere chi ha raccontato queste idiozie. Io vedo solo dei volti: mia madre che forse si è pentita di avermi messo al mondo ma che forse, invece, prega ancora per me; mio padre che volevo fosse orgoglioso di me ma che probabilmente ho deluso; Peter Parker, non potevo essere la donna che avresti voluto; Flash Thompson, ti ho spezzato il cuore per impedirti di spezzare il mio, dovunque tu sia, perdonami; Abel Fitzpatrick… Kaine… Ragno Nero… avremmo potuto essere una gran coppia io e te, se io non fossi solo capace di rovinare ogni cosa che tocco.

Sono la Gatta Nera e forse la mia fortuna è finita stanotte,.

 

 

FINE TERZA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine piuttosto insolita per la nostra trilogia dedicata alla Gatta Nera… anche perché non è una fine. Il prossimo episodio sarà uno speciale epilogo a tutte le vicende e a diversi personaggi che ci hanno accompagnato finora. Quanto a quest’episodio…

1)     I più attenti tra i miei pochi lettori avranno certo capito chi è il misterioso avversari di Ragno Nero, che ha ucciso Patricia Everett (e molti altri), tentato di uccidere Sally Weston e scaraventato la Gatta Nera giù dal tetto dell’ospedale… gli altri dovranno aspettare il prossimo episodio per linciarmi. -_^

2)     L’indolente e festaiolo Sterling Stuyvesant non un personaggio di mia invenzione, ma è stato creato da Stan Lee & Dick Ayers su Tales To Astonish #57 (In Italia su Uomo Ragno Corno #40) in una storia di Giant Man in cui era presentato come rivale di Henry Pym per il cuore di Janet Van Dyne di cui era un vecchio compagno di scuola. Le sole cose che sappiamo di lui, che è ricco, che apparentemente non lavora e che dal cognome si capisce che è un discendente di una di quelle famiglie olandesi che per prime colonizzarono gli odierni Stati di New York e New Jersey, tutte caratteristiche che ne facevano il perfetto anfitrione per la festa a cui Felicia trascina Abel.

3)     Chi non sa chi è Robert Diamond non deve aver letto una delle più belle saghe degli anni 70, i Figli della Tigre. Ispirato dal film “I Tre dell’Operazione Drago” che vedeva, per l’appunto, agire insieme un cinese, un americano bianco ed un nero (per la cronaca rispettivamente Bruce Lee, John Saxon e Fred Williamson), questo serial mescolava arti marziali, misticismo e critica sociale in un cocktail assolutamente perfetto, Fu, come spesso accadeva all’epoca, un’idea di Roy Thomas affidata per i testi a Gerry Conway e per i disegni a Dick Giordano, ma fu solo quando la serie fu affidata a due esordienti di lusso come Bill Mantlo e George Perez che divenne un piccolo capolavoro.

4)     Anche Sally Weston è un personaggio già apparso in vecchie storie Marvel, ma per sapere quando e dove e chi è la bionda nella foto con lei dovrete aspettare il prossimo episodio.

Per ora è tutto.

 

 

Carlo



[1] Un tragico fatto avvenuto nell’episodio #19.